Arriva direttamente da NEFES , principale collettivo LGBT in Azerbaijan, la denuncia di quanto accaduto negli ultimi giorni.
Nella capitale Baku sono stati arrestati durante alcune retate centinaia di persone omosessuali in una purga che il presidente stesso di Nefes, Javid Nabiyev, definisce " molto simile a quella che sta avvenendo in Cecenia con la connivenza del governo russo".
Javid Nabiyev, presidente di Nefes
Intanto un portavoce del ministero dell'interno azero smentisce qualsiasi forma di repressione verso le minoranze e replica: "la polizia ha dovuto semplicemente adottare misure di sicurezza in quanto individui di orientamento sessuale non tradizionale si riunivano regolarmente in centro città dedicandosi a prostituzione ed altre attività illecite mettendo in serio pericolo l'ordine pubblico."
Spiegazione che appare quantomeno fragile, visti i precedenti del piccolo Stato.
Già nel 2016 il popolare quotidiano inglese The Guardian aveva definito l'Azerbaijan come " il peggior luogo al mondo dove essere gay ", seguito da Armenia e Russia.
Infatti, nonostante l'omosessualità sia formalmente legale, è uno dei paesi con la percentuale più alta di crimini d'odio verso la comunità LGBT
ed alcuni politici nazionali come Ayaz Efendiyev, rappresentante del Ministero della Giustizia, hanno posizioni talmente estremiste da sembrare prese in prestito dal dittatore ceceno Ramzan Kadyrov.
Efendiyev, che (ricordiamolo) ricopre una carica pubblica importante all'interno del paese, si è recente espresso di fronte ai media internazionali incolpando l'occidente di "portare al crollo dei valori tradizionali difendendo i gay, i quali sono creature demoniache, portatrici di malattie e maledette da Dio."
Ayaz Efendiyev, deputato dell'Assemblea nazionale dell'Azerbaijan
0 commenti:
Posta un commento